I bambini nascono tutti con i piedi piatti, alla nascita è un fenomeno naturale e fisiologico. Durante la crescita, nella fase in cui il bambino inizia a muovere i primi passi, per evitare di cadere ha bisogno di una base di appoggio più ampia, e pertanto il piede piatto offre un vantaggio importante e non è quindi da considerare patologico. Quando questa conformazione assolutamente naturale può divenire patologica?
Queste è altre domande le abbiamo poste al Dott. Leonardo Oggiano, uno dei massimi esperti e specialisti in Ortopedia e Chirurgia Vertebrale, Dirigente Medico del reparto di Ortopedia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e specialista del Poliambulatorio Pediatrico Belvedere di Giulianova:
I. Dott. Oggiano, che cosa si intende con il termine “piede piatto”?
O. Nel linguaggio “comune” con il termine piede piatto s’intende una malformazione anatomica caratterizzata da un evidente appianamento, totale o parziale, della volta plantare mediale verso l’interno. Nei bambini di età inferiore ai due anni, l’assenza della volta plantare è dovuta spesso ad una sovrabbondanza del tessuto adiposo della pianta del piede che si ridurrà poi negli anni ed è quindi da considerarsi normale.
Con la crescita, la morfologia delle ossa tarsali si modifica sotto la spinta di fattori genetici e stimoli ambientali, la muscolatura plantare e mediale acquisisce progressivamente un’adeguata funzione, si riducono la lassità legamentosa e la presenza di pannicolo adiposo plantare.
I. Quali sono le cause di questa patologia?
O. Le cause del piede piatto possono essere di differente natura:
– Congenita (sinostosi tarsali, sindromi malformative complesse, tendine di Achille corto);
– Neuromuscolare (paralisi cerebrali infantili, miopatie, distrofie);
– Da lassità articolare, da malattie sistemiche responsabili di iperlassità (Marfan, Ehlers-Danlos);
– Post-traumatica (frattura di calcagno, frattura di astragalo);
– Infiammatoria (artrite idiopatica giovanile);
– Idiopatica (a causa sconosciuta).
I. Dott. Oggiano, quando è necessaria una visita specialistica per il piede piatto nei bambini?
O. È importante, per i piccoli pazienti, effettuare una prima visita ortopedica di controllo intorno ai 6 anni di età per accertarsi che il bambino appoggi correttamente i piedi durante la deambulazione e verificare che non vi sia la presenza di una vera e propria patologia.
I. Come viene effettuata la diagnosi?
O. La diagnosi di piede piatto, per un occhio esperto, è fondamentalmente clinica; tuttavia gli esami strumentali rappresentano un supporto indispensabile per l’inquadramento diagnostico e per l’orientamento terapeutico (valutazione radiologica standard con esecuzione di radiografie fatte in piedi in anteroposteriore e laterale, valutazione con TAC o Risonanza solo nei casi di sospetta malformazione congenita).
I. Come si corregge il piede piatto?
O. Quando la patologia si protrae e non ha un’evoluzione favorevole spontanea entro gli 8-14 anni e siano presenti elementi funzionali che dimostrano la persistenza di una pronazione patologica in tutte le fasi del passo, quindi a rischio di patologia degenerativa secondaria in età adolescenziale o adulta a quel punto diviene necessario il trattamento chirurgico.
L’intervento chirurgico di scelta nel trattamento del piede piatto idiopatico in età evolutiva è rappresentato dalla procedura di artrorisi della sotto-astragalica, praticata in età compresa tra gli 8 e i 14 anni.
Per artrorisi s’intende un intervento che limita i movimenti di un’articolazione senza provocare un’anchilosi (perdita del movimento) definitiva.
L’intervento si esegue applicando viti correttive, di materiale metallico (titanio o acciaio) che possono essere rimosse dopo un periodo di circa 2 anni, oppure di materiale riassorbibile (acido poli-L-lattico).
L’incisione chirurgica è molto piccola: 2 cm circa. L’azione dell’artrorisi non è puramente meccanica. Infatti, essa non determina soltanto una correzione dei rapporti articolari tra astragalo e calcagno.
L’artrorisi esercita anche una funzione neuromotoria, essendo impiantata in una zona del piede ricca di terminazioni nervose recettive, capaci di attivare i muscoli supinatori.
Nel soggetto in accrescimento, la ricostituzione dei rapporti reciproci fra le ossa determina nel tempo una ristrutturazione ossea e un adattamento delle parti molli con stabilizzazione della correzione anche una volta rimossa o riassorbita la protesi. Occorre dire che la pratica chirurgica è richiesta in casi particolari, non più del 2-5% di tutte le sindromi da eccesso di pronazione o “piattismi” osservabili in età evolutiva.
I. Cosa prevede il decorso post operatorio?
O. Per le prime due settimane il bambino cammina con un tutore e due stampelle senza appoggiare il piede a terra. Dalla terza settimana inizia ad appoggiarlo in modo progressivo, abbandona il tutore e indossa una scarpa da ginnastica. Già dopo 15 giorni si può praticare sport in acqua, la corsa leggera dopo 6 settimane, mentre per gli sport “da contatto” (calcio, basket, pallavolo) la ripresa avviene dopo circa 4 mesi.
I. Il Piede piatto si può curare con trattamenti non chirurgici?
O. Benché apportino sollievo e una riduzione del dolore al piccolo paziente, i trattamenti chinesioterapici (massaggi ed esercizi di ginnastica rieducativa) e ortesici (con apparecchi correttivi) non sono di per sé sufficienti a correggere i piedi piatti costituzionali.
Tali trattamenti, infatti, devono essere considerati solo con finalità palliative, sintomatiche e di compenso in attesa di un eventuale trattamento chirurgico, che rappresenta l’unica terapia eziologica ed efficace, nei casi selezionati che hanno tale indicazione.
Anche l’uso delle calzature “ortopediche” non apporta alcun vantaggio nel trattamento del piede piatto idiopatico.
Si ringrazia il Dott. Oggiano per la disponibilità.
Il C.V. dello Specialista – https://www.poliambulatoriobelvedere.com/ortopedico-pediatrico/
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