Lo strabismo è un difetto della vista nel quale gli occhi non risultano ben allineati e sono orientati in due direzioni differenti.
Appena nato il bambino può essere soggetto ad una sorta di strabismo “fisiologico” dovuto all’incapacità del neonato di coordinare i movimenti simultanei degli occhi. Questa situazione temporanea è destinata a scomparire con la crescita del bimbo, solitamente intorno ai 6 mesi.
É importante però sapere che in rari casi uno strabismo precoce può essere secondario ad altra patologia dell’occhio, che deve essere esclusa preventivamente con una visita oculistica neonatale comprensiva di esame del fondo oculare.
E se la situazione permane? Cosa si può fare?
L’abbiamo chiesto al Dott. Riccardo Maggi, uno dei massimi esperti in Italia nel settore oftalmologico e responsabile del Centro di Riabilitazione Visiva in Età Pediatrica dell’U.O. di Oculistica dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” e specialista del Poliambulatorio Pediatrico Belvedere di Giulianova:
I. Dott. Maggi come si cura lo strabismo?
M. Innanzitutto, occorre tranquillizzare le mamme e dire che lo strabismo è un difetto che può essere corretto seguendo uno specifico trattamento in due fasi distinte, la prima medica e la seconda chirurgica:
La prima, che consiste nella occlusione dell’occhio buono allo scopo di trasformare lo strabismo di un occhio solo in uno strabismo di ambedue gli occhi, o strabismo alternante, scongiurando così il pericolo della perdita visiva dell’occhio cosiddetto pigro.
Nelle forme accomodative, frequenti nei bambini ipermetropi, lo strabismo è secondario ad un’eccessiva convergenza in risposta allo sforzo accomodativo necessario per ottenere un’immagine distinta.
La correzione dell’ipermetropia con lenti induce un rilasciamento dell’accomodazione consentendo il giusto allineamento dei due occhi.
L’uso di lenti correttive quando richiesta servirà a conoscere l’entità della convergenza non correggibile con il trattamento medico.
I. Lei parla di eccessiva convergenza e sforzo accomodativo, ci può spiegare meglio questi termini?
M. Certamente, la convergenza è la capacità degli occhi di portare entrambi gli assi visivi degli occhi su un punto di fissazione ravvicinato mentre per sforzo accomodativo si intende lo sforzo che si impiega per mettere a fuoco le immagini sulla retina.
I. Perfetto, diceva anche che c’è anche una seconda fase per il trattamento dello strabismo, giusto?
M. Si la seconda fase, si svolge verso i 3 anni, nei bambini nei quali gli occhi non si siano riallineati con le cure descritte e consiste nel correggere chirurgicamente la convergenza residua.
I. C’è un motivo preciso per cui l’intervento deve avvenire a 3 anni?
M. Si, perché dopo i 3 anni l’attesa per un miglioramento spontaneo della convergenza è del tutto illusoria e fuorviante mentre la conquista della visione binoculare o tridimensionale è tanto più possibile e rapida quanto più precocemente si interviene riallineando chirurgicamente i 2 assi visivi.
L’attesa è invece giustificata e doverosa in strabismi ad inizio più tardivo, e dunque a sviluppo completato della capacità visiva, quali lo strabismo accomodativo puro e lo strabismo divergente.
In ambedue questi casi la deviazione strabica non è quasi mai costante, consentendo così comunque lo sviluppo e il mantenimento di una normale visione binoculare accanto alla visione monoculare anomala dello strabismo, la cui definitiva eliminazione può essere quindi differita di qualche anno.
I. Come viene svolto l’intervento?
M. L’intervento per la correzione dello strabismo consiste nello spostare più avanti o più indietro l’inserzione dei muscoli che ruotano l’occhio nelle varie direzioni sull’esterno della parete oculare, in modo da ottenere un rinforzo o un indebolimento della loro azione, analogamente a quanto ottenuto dalle redini nella guida del cavallo.
La scelta di quali muscoli operare e dell’entità dello spostamento dei singoli muscoli richiede una attenta valutazione da parte dell’oculista pediatrico unitamente ad un approfondito studio pre-operatorio della motilità oculare da parte del tecnico ortottista.
I. É un intervento che comporta dei rischi per la vista del bambino?
M. No assolutamente, perché l’intervento, essendo esterno al bulbo oculare, non comporta alcun rischio visivo.
Scopo dell’intervento è quello di ottenere il riallineamento dei 2 assi visivi, fondamentale per riacquistare una visione binoculare contemporanea, unica garanzia per una definitiva guarigione.
In assenza di questo risultato il miglioramento sarà solo estetico e non funzionale.
I. Si ringrazia il Dott. Maggi per la disponibilità.
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